“Non scatto più certe foto”: come un trauma indicibile ha cambiato per sempre la vita di Diletta Leotta

Oggi ambasciatrice di Meta per la sicurezza, Diletta Leotta racconta a Vanity Fair il dramma del 2016, quando le sue foto private e il numero di telefono furono diffusi online. Un episodio che le ha cambiato per sempre la vita e la percezione di sé.

Il giorno in cui tutto è cambiato

Aveva appena 26 anni, una carriera televisiva agli inizi e una vita piena di sogni. Poi, nel 2016, per Diletta Leotta tutto è cambiato. Una sua amica la chiama per avvisarla: alcune foto intime erano comparse online, insieme al suo numero di cellulare. In pochi minuti il telefono impazzisce: centinaia di chiamate, messaggi continui, la sensazione di non avere più controllo su nulla. “Mi sono sentita paralizzata, fragile, violata nella mia identità, nella mia libertà e nella mia privacy”, racconta oggi la conduttrice a Vanity Fair.

Era giovane, da sola a Milano, e non sapeva come reagire. “All’inizio ho provato un totale sconforto, una solitudine incredibile. Non sapevo cosa fare”, confessa. Poi, il coraggio: quello di denunciare tutto alla polizia postale. “Non è stato facile. Non avevo nemmeno un telefono funzionante per chiamare i miei genitori. Ma l’ho fatto, perché sapevo che era l’unica strada”.

La battaglia senza leggi e senza strumenti

Nel 2016 non esisteva ancora una normativa chiara che tutelasse le vittime di revenge porn. La legge che oggi punisce chi diffonde immagini intime senza consenso sarebbe arrivata solo anni dopo, con il Codice Rosso. “Mi sono ritrovata a combattere contro un gigante invisibile, senza strumenti né leggi che mi proteggessero. A 26 anni non hai i mezzi per affrontare una cosa simile. Pensavo che la mia vita fosse finita”, ammette Diletta.

Il percorso di guarigione è stato lungo e complesso. “Raccontare quella ferita è stato il primo passo per guarire”, dice. La sofferenza non è scomparsa, ma ha lasciato spazio a una forza nuova, quella che oggi la rende una voce importante per la sensibilizzazione sulla sicurezza digitale e la tutela della privacy online.

Dalla paura alla rinascita: una donna più forte

La conduttrice catanese ha imparato, con il tempo, a convivere con quella ferita. “All’inizio avevo paura di uscire, di lavorare. Camminavo tra i corridoi e avevo la sensazione che tutti mi guardassero nuda, attraverso quelle immagini. Non era il loro sguardo a essere sbagliato, era la mia percezione”, confida. Tornare in diretta televisiva, però, è stato un passo decisivo per ritrovare fiducia. “Mi ha aiutato a ricostruirmi, a riprendere in mano la mia vita.”

Il papà è stato il suo punto fermo, la persona che le è stata accanto nei momenti più bui. “Oggi mi sento orgogliosa di quella ragazza di 26 anni che ha trovato la forza di reagire, anche se non pensava di averla”, racconta con emozione. E aggiunge: “Sono la donna che sono anche grazie a quella forza”.

Una ferita che resta, ma che insegna

Anche se non è mai stata identificata la persona che violò il suo iCloud, Diletta sa che la battaglia per la consapevolezza digitale è solo all’inizio. “Dopo quattro o cinque anni hanno chiuso il caso, ma quella ferita resta. Oggi so che si può e si deve reagire. La colpa non è mai della vittima, ma di chi viola la sua privacy”.

Oggi, da ambasciatrice di Meta per la sicurezza, si impegna attivamente per sensibilizzare gli utenti, soprattutto i giovani, sull’importanza della tutela dei dati personali e della prevenzione. “Dopo quell’episodio vivevo il telefono come un nemico. Ora invece so usarlo in modo consapevole. Utilizzo l’intelligenza artificiale e gli strumenti digitali, ma con molta più attenzione. Non scatto più certe foto, perché quella ferita fa parte di me.”

Con questa nuova consapevolezza, Diletta Leotta trasforma il suo dolore in una testimonianza di forza. E nel raccontarsi, invita chiunque viva un’esperienza simile a non sentirsi mai colpevole, ma a denunciare subito. Perché solo parlando, come dice lei, “si può davvero guarire”.